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Written by: Professione e Formazione

Giovani in gara: istruzioni per l’uso


VIENNA. Il sistema dei concorsi di architettura in Europa è stato al centro di due iniziative, tra loro collegate e svoltesi presso l’Architekturzentrum, ideate e organizzate da Wonderland, la rete europea di giovani studi di architettura nata nel 2004 che segue questi temi (cfr. «Il Giornale dell’Architettura», settembre 2006, p. 10). La prima iniziativa è stata la mostra «Deadline Today! 99+stories on making architectural competitions » (chiusa il 20 luglio), dedicata a 99 progetti di concorso che hanno costituito il punto di svolta per giovani architetti e studi emergenti. L’altra iniziativa, connessa alla mostra, è stato il simposio internazionale «Making competitions: Within the limits / Beyond the li limits», occasione di confronto tra i vari attori coinvolti nel sistema delle competizioni. Per la prima volta veniva così proposta una raccolta di progetti ed esperienze a livello europeo. Nel simposio è stata tentata una disamina tra la teoria e la pratica dei concorsi, operando un confronto tra i ruoli dei diversi attori: enti o altri soggetti banditori, architetti e altri professionisti, ordini professionali. Il nucleo dei discorsi ruota intorno al concorso pubblico, il più «appetibile» per i giovani studi; contemporaneamente risulta però essere uno strumento fragile, per le difficoltà legate all’effettiva realizzazione. La mostra presentava cinque livelli di lettura che si potevano considerare un utile vademecum per chi deve affrontare un concorso: le strategie di presentazione delle proprie proposte; le collaborazioni tra le competenze coinvolte; il momento della selezione vincente; la fase di realizzazione; la notorietà e la specializzazione dello studio in nuovi settori di progetto.
Abbiamo rivolto alcune domande a Silvia Forlati, co-titolare dello studio viennese Share-Architects e tra i fondatori di Wonderland.
 
In che modo i concorsi potrebbero agevolare gli studi emergenti?
Non esistendo un sistema unico, talvolta il sistema burocratico prende il sopravvento. Per agevolare davvero i partecipanti bisognerebbe strutturare molto bene i bandi, creando una preselezione su basi eque ed evitando ad esempio che vengano formulati da avvocati. Questo garantirebbe anche alle giurie di operare meglio, poiché quasi sempre hanno a disposizione tempi troppo stretti per decidere.
 
Che differenze si riscontrano tra i diversi tipi di concorso?
Possiamo evidenziare situazioni esistenti. Dall’analisi dei concorsi aperti in Europa fino a prima di quest’estate risulta risultano anomalie: la Francia presenta il maggior numero di concorsi, ma quasi tutti ristretti. Le restrizioni sono basate su curriculum, capacità tecniche, ecc. L’Italia si situa in mezzo, con concorsi tutti aperti. Il problema si pone al momento dell’incarico, quando parte dell’aspetto realizzativo viene tolto all’architetto.
 
Gli studi emergenti sono quindi tagliati fuori?
È difficile da capire. I team giovani riescono però molte volte a superare le restrizioni, ad esempio attraverso le collaborazioni, predisponendo un portfolio tale da rientrare nella rosa dei candidati.
 
Si può parlare di un panorama omogeneo in Europa?
No, non sembra. La lingua rappresenta senza dubbio una barriera importante: la maggior parte dei concorsi non è tradotta. Solo in alcuni casi, dove è presente volontà d’internazionalismo, i bandi vengono tradotti in inglese. Gli architetti, poi, non sempre sono consci di quale dovrebbe essere la situazione ideale rispetto alle difficoltà operative: il rispetto del diritto d’autore, la congruità dell’offerta economica, il tipo di concorso. Ha portato dei vantaggi l’allargamento dell’Unione europea? Da un’indagine di Wonderland circa il 70% degli intervistati afferma che sono scaturite possibilità per gli studi emergenti. Per alcuni contesti il sistema dei concorsi ha portato a un vero e proprio ricambio generazionale: in Croazia e Slovenia i giovani studi erano preparati a prendere parte ai concorsi, grazie a esperienze di lavoro all’estero che hanno portato loro strumenti di progetto e comunicazione più adeguati. Si è così creata una generazione giovane di architetti che ha costruito tantissimo, rispetto ad esempio alla media italiana.

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Last modified: 18 Luglio 2015